Treno della memoria: Viaggio ad Auschwitz
Treno della memoria 14-22 febbraio 2019
Ho tanto desiderato partecipare a questo viaggio. Ci sono, sono arrivata con una carovana itinerante e c’è il sole. Ma io ho freddo, sempre di più…passo attraverso i controlli e non ho più voglia di rumore, ma voglio solo guardare, osservare e sentire…con il cuore, non solo con le orecchie. Voglio stare vicino alla guida per non perdere nulla delle sue spiegazioni ed indicazioni, nonostante io abbia gli auricolari. Eccola, la vedo, come nei film, l’insegna: “il lavoro rende liberi”. L’ho vista nei film, ma non è la stessa cosa perché ora sono qui e intorno a tutti noi io li vedo…li vedo con il loro pigiama a righe, nella loro magrezza, con la sofferenza negli occhi e il macigno nel cuore. Noi giriamo in gruppo, calpestando il terreno dove loro saranno caduti perché distrutti dal lavoro fisico e morale, noi ci aggiriamo in stanze dove loro avranno vissuto violenze che neanche la mente più feconda può immaginare. Loro sono lì, con noi, sempre. Come quando per sostenere il dolore che proviamo, crediamo che i nostri cari che non ci sono più, non ci lascino mai perché sono nel cuore. Io non li conosco, non ho parenti ebrei ma mi sembra di soffrire per la perdita di ognuno di loro…
I capelli! Mio Dio, non riesco a trattenere le lacrime, mi sembra di vedere le loro teste rase ed io penso che ho bisogno di andare dal parrucchiere tutte le settimane! Le loro valigie, i loro occhiali, i loro ricordi, i loro effetti personali, le loro fotografie. Hanno sguardi persi e non sorridono…ed io penso a quante volte riguardo una foto per vedere se sono rimasta bene! I loro sandali, le scarpe del campo e le scarpe di una vita che non c’è più…ed io penso al caldo dei miei piedi e ai calzini che vado a cercare per essere sempre un po’ più femminile! E poi, io, non avrei sopportato che mi tagliassero i capelli, io ho vergogna delle mie orecchie a sventola!
I vestiti lisi dei bambini, le scarpette…cerco mio figlio, lo abbraccio perché so che anche lui sta soffrendo. E penso a tutte quelle mamme alle quali è stato strappato il cuore portando via il loro bambino. No! Non può essere possibile tutto questo, eppure questi luoghi sono sofferenza, atrocità, violenza e cattiveria. Loro continuano ad essere con noi, in mezzo a noi…quanto sono magri! Ed io che penso che sono proprio stupida per tutte le volte che ho rinunciato ad un cibo per non ingrassare.
Io ho la vita e, a volte, non so coglierne il vero significato! Chissà cosa avrebbero dato loro per poter andare via da lì, ritornare a quella vita e alle cose di tutti i giorni che proprio non sappiamo apprezzare. Io sono qui, giro e rigiro, guardo e riguardo, osservo e ascolto ma non ho paura del filo spinato, dei muri, perché sono libera e tra breve, potrò uscire. Io non ho fucili puntati e nessuno che mi grida contro considerandomi un essere inferiore. Io ho un pullman che mi aspetta per accompagnarmi al campo di Birkenau, ho il mio pranzo al sacco, ho la mia vita, ho la mia dignità, ho la fortuna di poter scegliere dove andare, con chi stare e con chi condividere…ma io non sono più la stessa di quando sono partita…perché io sono venuta fin qui per non dimenticare!